lunedì 8 settembre 2014

Belluscone, un gran successo





È da poco uscito nelle sale cinematografiche, e ha già riscontrato un gran successo.                            
Il nuovo docu-film di Franco Maresco, vuole essere una lucida analisi dolce-amara del ventennio berlusconiano, periodo nel quale sorge la trattativa stato-mafia e si assiste alla nascita, all'interno delle classi più disagiate, della musica neomelodica, strettamente legata al potere delle mafie.           
 Ad essere delineata è la figura di Ciccio Mira, un barbiere legato alla vecchia idea di mafia che, appassionato di tale musica, organizza eventi e concerti nella Palermo più disastrata: il quartiere di Brancaccio. L'organizzatore di questi concerti è una figura talmente negativa e losca, tanto da essere ripresa nel corso del film in bianco e nero.

Il film descrive l'impossibilità da parte del regista di realizzare il suo film a causa del litigio tra due cantanti neomelodici (in cui l'uno accusa l'altro di avergli rubato il brano dedicato a Berlusconi), della mancata registrazione dell'audio durante l'intervista al senatore dell'Utri e infine dell'arresto di Ciccio Mira. Maresco è depresso, ed è convinto dell'impossibilità di portare a termine il suo lavoro di ricostruzione storica sul periodo berlusconiano.
Scompare così senza alcuna traccia. Chi si occupa della ricostruzione documentaristica sarà Tatti Sanguineti, critico cinematografico che da Milano scende a Palermo per indagare sul periodo storico. Il film vuole essere dunque un'analisi nuda e cruda della mentalità siciliana, della sua arretratezza, fatta ancora di clientelismi e corruzione.             
 Infine una presa d'atto dell'impossibilità di fare oggi film politici, proprio a causa di un sistema che non lo permette.                               
                                                                                                                                        
È un film che fa riflettere, che lacera per la triste attualità e che tocca i cuori dei siciliani, almeno di una parte.
                                                                                                     

                                                                                                           
                                                                                                                Lavinia Alberti