martedì 20 agosto 2019

Le sonorità di Renna al Castelbuono Classica




Sonorità arabeggianti, spagnole, indiane e celtiche che si fondono sapientemente per dare vita a un repertorio estremamente coinvolgente e dinamico. Sono questi gli elementi da cui parte Nicolò Renna, chitarrista noto nel panorama siciliano e non solo, che negli anni con la sua musica si è pian piano costruito uno stile e un modo di espressione tutto suo, una cifra stilistica in grado di coinvolgere sin dalle prime note lo spettatore e di farlo viaggiare con la mente e con lo spirito, portandolo davvero oltre il luogo fisico.

Saranno proprio questi ingredienti i protagonisti della serata del 23 agosto, inseriti nella Stagione Concertistica del Castelbuono Classica 2019, quest’anno alla sua quinta edizione, che si articolerà in quattro giorni: dal 22 al 25 agosto nel suggestivo paese madonita (in provincia di Palermo). Alle 18.00 presso il Cortile Badia Santa Venera, il musicista palermitano si esibirà in un concerto per chitarra sola portando al pubblico castelbuonese e non solo le sue musiche originali.

Si tratta di un repertorio – quello di Renna – che nasce dall'incontro di vari stili della world music con innesti classici che, seppur distanti tra loro, raccontano il percorso del chitarrista e dunque la sua peculiarità espressiva.
Al di là degli influssi più tradizionali comunque - ascoltando le sue composizioni - lo spettatore avrà modo di appurare che, pur trattandosi di un concerto per chitarra sola, nei suoi concerti solistici utilizza spesso lo strumento in maniera poliedrica e dunque orchestrale, cosicché vengono fuori talvolta sonorità più classiche (tipiche della musica cameristica) talvolta sonorità più percussionistiche e spagnoleggianti (tipiche del fingerstyle americano); chi ascolta Renna ha proprio l’impressione di trovarsi avvolto da queste suggestioni che vanno davvero oltre le etichette e i generi preconfezionati, ed è proprio questo a rendere le sue composizioni così suggestive e cariche di emozionalità: insomma…un arricchimento per l’anima e l’interiorità spirituale di ognuno di noi.

“Sono molto entusiasta di partecipare a questa prestigiosa stagione perché è la prima volta che suono per Castelbuono Classica; tra l’altro quest’anno ci sono anche nomi internazionali, tra cui Giovanni Sollima, e questo mi rende ancora più orgoglioso. Sono veramente onorato di far parte di questa squadra e di portare naturalmente la mia musica in questo paese affascinante, uno dei più importanti in Sicilia per quanto riguarda l’ambito musicale, dato che organizza ogni anno Festival di jazz, rock, classica. Mi auguro che ci sia un pubblico attento e soprattutto che abbia voglia di condividere con me questa esperienza, questo viaggio sonoro”.

Nicolò Renna, classe 1981, è diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo. Ha conseguito la Laurea di II Livello in Didattica della Musica e inoltre un Master Universitario di II Livello in Tecnologie Informatiche applicate alla Musica con stage finale presso il CPM di Milano. Da diversi anni si dedica alla composizione di musica strumentale. E' insegnante di ruolo presso le scuole medie ad indirizzo musicale di Palermo. Recentemente ha ottenuto un importante riconoscimento a Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso (Bagheria), ricevendo una targa d'argento dalla Solunto Foundation in occasione del Solunto Award, il premio che unisce Sicilia e Stati Uniti. 



Info:
i concerti pomeridiani saranno a ingresso libero, fino ad esaurimento posti; i biglietti per i singoli concerti serali (da 5 a 20 euro + diritti di prevendita) sono disponibili presso Putia Art Gallery di Castelbuono oppure online su Eventbrite.it

Lavinia Alberti




giovedì 30 maggio 2019

Renna Duo All’Auditorium Rai di Palermo






Un evento importante quello di domenica 2 giugno. Già, perché alle ore 18:00 presso l’Auditorium Rai di Palermo di Viale Strasburgo si esibirà Renna Duo, che eseguirà delle composizioni originali.
Si tratta di un progetto fortemente voluto dai due fratelli Gaspare (percussionista) e Nicolò Renna (chitarrista), ormai noti nel panorama siciliano e non solo, i quali con questo viaggio musicale, che comprende composizioni di musica classica contemporanea contaminate da sonorità provenienti da tutto il mondo, si propongono di tramettere la vitalità oltre che la magia delle loro note, e con essa le atmosfere dei luoghi dove è nata questa musica.
Nei loro brani ritroviamo una sapiente fusione di bossa nova e tarantella, musica celtica e flamenco, musica colta e musica popolare; insomma, un impasto sonoro davvero intrigante in cui vale la pena immergersi, non solo per entrare nelle atmosfere ispaniche e irlandesi, ma anche per toccare con mano l’abilità e sensibilità di questi due artisti, il cui interesse è rivolto soprattutto alla musica popolare e alle sue influenze.
In passato infatti, nel 2017, il Duo ha pubblicato online il brano originale Earth's Voice per chitarra e vibrafono (che ha ottenuto diverso successo in rete, e non solo).
Earth's Voice ovvero la voce della terra, è un viaggio musicale che desidera raccontare con autenticità la cultura della musica popolare nelle sue varie forme, un brano composto ed eseguito da Nicolò Renna e Gaspare Renna.
Dalla musica orientale alla musica spagnola...un concentrato molto intenso di vari stili che si fonda decisamente sulle basi della musica colta contemporanea; nel brano citato possiamo infatti notare temi molto ritmici che si alternano ad armonie ricercate morbide ed intriganti, ed è proprio questo lo spirito dei due musicisti.
“Per il concerto del 2 giugno all’Auditorium – spiega Nicolò Renna - presenteremo un repertorio di brani originali per chitarra e percussioni. Un lavoro di ricerca musicale meticoloso e attento che ci ha permesso di trovare delle soluzioni sonore nuove e insolite. La chitarra ed il vibrafono sono due strumenti di natura sonora opposta ed è per questo motivo che abbiamo accettato la sfida di scrivere musica nuova per valorizzare al meglio il connubio tra i due strumenti. Durante il concerto si alterneranno momenti di grande lirismo legati al mondo accademico, come nel caso di “Image of the darkness”, a momenti di groove accattivanti che sfociano nella world music”.

Nicolò Renna è diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo. Ha conseguito la Laurea di II Livello in Didattica della Musica e inoltre un Master Universitario di II Livello in Tecnologie Informatiche applicate alla Musica con stage finale presso il CPM di Milano. Da diversi anni si dedica alla composizione di musica strumentale. E' insegnante di ruolo presso le scuole medie ad indirizzo musicale di Palermo.

Gaspare Renna è un Maestro di Strumenti a Percussione laureato col massimo dei voti e la lode al Conservatorio "V. Bellini" di Palermo. Ha svolto numerose masterclasses con alcuni dei migliori percussionisti contemporanei nel mondo, come Emmanuel Sejourne, Gert Mortensen, Simone Rubino, Andrea Dulbecco. Ha suonato in orchestra in diversi e prestigiosi teatri, collaborando con artisti di fama mondiale. Ha vinto diversi primi premi in vari concorsi, i più importanti dei quali sono il Premio Nazionale Claudio Abbado ed il Concorso Internazionale IBLA GRAND PRIZE; ha anche ottenuto il premio della critica del pubblico (IBLA CARNEGIE HALL AUDIENCE AWARD WINNERS).


Lavinia Alberti

venerdì 11 gennaio 2019

Vent’anni senza “Faber”, il re del cantautorato italiano



Era l’11 gennaio del 1999: sono passati esattamente vent’anni dalla morte di uno dei più celebri e stimati cantautori italiani, la cui carriera è durata oltre un trentennio.

Stiamo parlando di Fabrizio De Andrè, alias Faber (appellativo datogli dall'amico Paolo Villaggio con riferimento alla sua predilezione per i pastelli della Faber-Castell, oltre che per l'assonanza con il suo nome).

La sua è stata una carriera artistica molto intensa: 14 album e diversi singoli (di cui alcuni riediti in antologie, anche in epoche a lui successive) che hanno raccontato in maniera anticonvenzionale storie di potere, emarginazione, ribellione e cronaca. Un autore come pochi, le cui canzoni (non a caso inserite a partire dagli anni ‘70 nelle antologie scolastiche di letteratura) traboccano di rimandi letterari, poetici, religiosi, politici e filosofici, come nel caso dell’album Tutti morimmo a stento (1968), ispirato alla poetica dell’autore quattrocentesco François Villon e a tematiche esistenzialiste, in cui la morte diviene la protagonista assoluta; una morte non fisica ma morale ed etica, fatta di “microtraumi” esistenziali, di mancanze e di oblii. All’interno del disco non è difficile trovare poi versi “provocatori” e dissacranti, scritti per scuotere le coscienze della classe borghese, come: <ho licenziato Dio/gettato via un amore/per costruirmi il vuoto/nell’anima e nel cuore>; <banchieri, pizzicagnoli, notai/coi ventri obesi e le mani sudate/coi cuori a forma di salvadanai/noi che invochiam pietà fummo traviate/>.

Riferimenti religiosi sono invece presenti ne La buona novella (1970), album di fondamentale importanza per la carriera del cantautore genovese, quello in cui meglio ha saputo esplicare – in riferimento al Nuovo Testamento – il suo pensiero da non credente alla luce di alcuni vangeli apocrifi, mettendo in luce la crudeltà di certi uomini e l'aspetto umano della figura di Gesù, carattere sul quale la Chiesa non ha mai posto l’accento. <Gli uomini della sabbia hanno profili d’assassini/rinchiusi nei silenzi/d’una prigione senza confini>; <non posso pensarti figlio di Dio/ma figlio dell’uomo, fratello e anche amico>.

Altri rimandi colti nei suoi testi si ritrovano poi nell’album Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971), opera che vuole essere un libero adattamento di alcune poesie dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, il cui “mal di vivere” è in qualche modo addolcito dalle linee melodiche (<Tu prova ad avere un mondo nel cuore/ e non riesci ad esprimerlo con le parole>; <solo la morte m’ha portato in collina/un corpo fra i tanti a dar fosforo all’aria/per bivacchi di fuochi che dicono fatui/che non lasciano cenere, non sciolgon la brina>).

Album pieni di citazionismo politico sono invece Storia di un impiegato (1973) e Le Nuvole (1990), il cui modello di riferimento, in quest’ultimo disco, è chiaramente l’omonima opera di Aristofane; in entrambi i casi si tratta di lavori nei quali è emerso l’autentico De Andrè, che ancora una volta non ha risparmiato le sue argute e sottili critiche alle contraddizioni della società borghese (<Vanno/vengono/ogni tanto si fermano/e quando si fermano/sono nere come il corvo/sembra che ti guardano con malocchio>).

Le sue canzoni hanno attraversato e accompagnato intere generazioni, hanno lasciato il segno in maniera trasversale, proprio per la loro profonda attualità, per la completezza testuale e melodica. A conferma di ciò è il fatto che già a partire dagli anni ‘60, molti suoi singoli sono entrati a far parte dell’universo cinematografico, diventando colonna sonora di alcune pellicole. Tra questi ricordiamo: La cuccagna, di Luciano Salce (1962), O pai de Migueliño, di Miguel Castelo (1977), Topo Galileo, di Francesco Laudadio (1987), Non al denaro non all'amore né al cielo, di Ielma Adinolfi, Francesco Crispino, Flavio Rizzo e Gabriele Scardino (1996), L'odore del sangue, di Mario Martone (2004), In fabbrica, di Francesca Comencini (2007), Amore che vieni, amore che vai, di Daniele Costantini (2008), Palermo Shooting, di Wim Wenders (2008). Un recente omaggio gli è stato reso infine con il film Fabrizio De André - Principe libero, di Luca Facchini, uscito nelle sale lo scorso gennaio (2018).

Coraggio e umanità ma anche risentimento e ribellione verso gli ipocriti e i corrotti sono tra i valori che il cantautore genovese ci ha lasciato in eredità, da intellettuale e raffinato poeta quale egli era, instancabile decifratore di linguaggi segreti, di colori e immagini della realtà.

Se fosse ancora in vita probabilmente dedicherebbe intere canzoni agli emarginati, ai migranti, agli “offesi” dalle disuguaglianze. Alla luce dei recenti eventi, sarebbe il caso che tornasse di moda un nuovo De Andrè: un salvatore delle coscienze, di cui abbiamo estremo bisogno.





Lavinia Alberti