giovedì 2 agosto 2018

"I Figli dell’Officina": quando la musica diventa strumento di denuncia sociale





Si chiama così, “I Figli dell’Officina”, la giovane band siciliana diventata portavoce del cantautorato socialmente impegnato sui temi della lotta alla mafia.

Il gruppo nasce a Troina, in provincia di Enna, nell’Aprile del 2010 dall’unione di diverse culture ed esperienze musicali: classica, folk, cantautorato italiano ed americano, rock e dalla voglia di fare musica in modo originale: attraverso i testi d’impegno sociale. Da allora tanta strada è stata fatta.

Dopo l’esordio, e in seguito a varie serate nei locali e nelle piazze delle principali cittadine della provincia siciliana, negli anni successivi la band si esibisce a Cinisi (in provincia di Palermo) in occasione dell’Anniversario di Peppino Impastato e a Belpasso (in provincia di Catania) sul palco con Don Ciotti, presidente dell’Associazione Antimafia “LIBERA”, per la “Carovana Internazionale contro le mafie”; tra il 2012 e il 2013 il gruppo folk si fa poi conoscere anche nei principali teatri di Ragusa, Catania, Messina, Siracusa, Palermo e Trapani; l’anno successivo (2014) diviene invece vincitrice del “Virus Music Fest” di Centuripe (EN).

La svolta avviene nel 2015, in cui “I Figli dell’Officina” danno vita al loro primo album, “Io non ho”, la cui cifra stilistica è un forte spessore sociale definito “cantautorale antimafia” che ricorda in molti brani eroi morti sotto i colpi della mafia. Il progetto "Io Non Ho" (il cui titolo vuole essere una chiara denuncia contro il cancro sociale della malavita, e dunque un invito a non avere paura della mafia) si propone di sensibilizzare i giovani alla legalità, spronandoli ad abbattere i muri d'omertà che purtroppo bloccano la crescita e lo sviluppo della nostra regione, e non solo. 

Un progetto dunque che vuole parlare alla gente, in maniera inusuale e intelligente, dei tragici (e “scomodi”) fatti che hanno, da cinquant'anni a questa parte, reso la Sicilia terra di stragi, omicidi ed attentati; tutto questo lo fa attraverso la semplicità del linguaggio musicale.
La realizzazione e prima uscita dell'album “Io Non Ho” si basa su una valida alternativa alla rassegnazione che ogni giorno ci circonda, raccontando storie di “Martiri”, come Don Pino Puglisi, Peppino Impastato e Rita Atria, tragici Eroi della follia umana.
Anno altrettanto importante per la band siciliana è il successivo (2016) in cui esce il nuovo singolo “I racconti di Manaar, fortemente intriso di intrecci melodici popolari (di fisarmonica e violino) uniti al virtuosismo malinconico del “friscalettu” (uno zufolo di canna tipico della musica popolare della Sicilia). Dentro quest’album si parla di sale e acqua, di onde e mare, di viaggi e paure, di vita e morte, di danza, musica, misericordia e speranza, temi che riguardano da vicino la Sicilia, ma non solo. 

Lo stesso modus operandi caratterizza anche l’ultimo lavoro della band, in fase di preparazione e in uscita nei prossimi mesi. Il nuovo album si chiamerà “Parlamente”: un singolo concepito alla ricerca di una matura concezione artistica, comprendente nove tracce di folk-cantautorale.

Tre album dunque che attraverso le diverse espressioni artistico-culturali si propongono di arginare quanto più possibile il fenomeno della malavita che ormai, ahinoi, caratterizza – non senza pregiudizi – l’immaginario della terra di Trinacria.

Lavinia Alberti