martedì 20 agosto 2019

Le sonorità di Renna al Castelbuono Classica




Sonorità arabeggianti, spagnole, indiane e celtiche che si fondono sapientemente per dare vita a un repertorio estremamente coinvolgente e dinamico. Sono questi gli elementi da cui parte Nicolò Renna, chitarrista noto nel panorama siciliano e non solo, che negli anni con la sua musica si è pian piano costruito uno stile e un modo di espressione tutto suo, una cifra stilistica in grado di coinvolgere sin dalle prime note lo spettatore e di farlo viaggiare con la mente e con lo spirito, portandolo davvero oltre il luogo fisico.

Saranno proprio questi ingredienti i protagonisti della serata del 23 agosto, inseriti nella Stagione Concertistica del Castelbuono Classica 2019, quest’anno alla sua quinta edizione, che si articolerà in quattro giorni: dal 22 al 25 agosto nel suggestivo paese madonita (in provincia di Palermo). Alle 18.00 presso il Cortile Badia Santa Venera, il musicista palermitano si esibirà in un concerto per chitarra sola portando al pubblico castelbuonese e non solo le sue musiche originali.

Si tratta di un repertorio – quello di Renna – che nasce dall'incontro di vari stili della world music con innesti classici che, seppur distanti tra loro, raccontano il percorso del chitarrista e dunque la sua peculiarità espressiva.
Al di là degli influssi più tradizionali comunque - ascoltando le sue composizioni - lo spettatore avrà modo di appurare che, pur trattandosi di un concerto per chitarra sola, nei suoi concerti solistici utilizza spesso lo strumento in maniera poliedrica e dunque orchestrale, cosicché vengono fuori talvolta sonorità più classiche (tipiche della musica cameristica) talvolta sonorità più percussionistiche e spagnoleggianti (tipiche del fingerstyle americano); chi ascolta Renna ha proprio l’impressione di trovarsi avvolto da queste suggestioni che vanno davvero oltre le etichette e i generi preconfezionati, ed è proprio questo a rendere le sue composizioni così suggestive e cariche di emozionalità: insomma…un arricchimento per l’anima e l’interiorità spirituale di ognuno di noi.

“Sono molto entusiasta di partecipare a questa prestigiosa stagione perché è la prima volta che suono per Castelbuono Classica; tra l’altro quest’anno ci sono anche nomi internazionali, tra cui Giovanni Sollima, e questo mi rende ancora più orgoglioso. Sono veramente onorato di far parte di questa squadra e di portare naturalmente la mia musica in questo paese affascinante, uno dei più importanti in Sicilia per quanto riguarda l’ambito musicale, dato che organizza ogni anno Festival di jazz, rock, classica. Mi auguro che ci sia un pubblico attento e soprattutto che abbia voglia di condividere con me questa esperienza, questo viaggio sonoro”.

Nicolò Renna, classe 1981, è diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo. Ha conseguito la Laurea di II Livello in Didattica della Musica e inoltre un Master Universitario di II Livello in Tecnologie Informatiche applicate alla Musica con stage finale presso il CPM di Milano. Da diversi anni si dedica alla composizione di musica strumentale. E' insegnante di ruolo presso le scuole medie ad indirizzo musicale di Palermo. Recentemente ha ottenuto un importante riconoscimento a Villa Cattolica, sede del Museo Guttuso (Bagheria), ricevendo una targa d'argento dalla Solunto Foundation in occasione del Solunto Award, il premio che unisce Sicilia e Stati Uniti. 



Info:
i concerti pomeridiani saranno a ingresso libero, fino ad esaurimento posti; i biglietti per i singoli concerti serali (da 5 a 20 euro + diritti di prevendita) sono disponibili presso Putia Art Gallery di Castelbuono oppure online su Eventbrite.it

Lavinia Alberti




giovedì 30 maggio 2019

Renna Duo All’Auditorium Rai di Palermo






Un evento importante quello di domenica 2 giugno. Già, perché alle ore 18:00 presso l’Auditorium Rai di Palermo di Viale Strasburgo si esibirà Renna Duo, che eseguirà delle composizioni originali.
Si tratta di un progetto fortemente voluto dai due fratelli Gaspare (percussionista) e Nicolò Renna (chitarrista), ormai noti nel panorama siciliano e non solo, i quali con questo viaggio musicale, che comprende composizioni di musica classica contemporanea contaminate da sonorità provenienti da tutto il mondo, si propongono di tramettere la vitalità oltre che la magia delle loro note, e con essa le atmosfere dei luoghi dove è nata questa musica.
Nei loro brani ritroviamo una sapiente fusione di bossa nova e tarantella, musica celtica e flamenco, musica colta e musica popolare; insomma, un impasto sonoro davvero intrigante in cui vale la pena immergersi, non solo per entrare nelle atmosfere ispaniche e irlandesi, ma anche per toccare con mano l’abilità e sensibilità di questi due artisti, il cui interesse è rivolto soprattutto alla musica popolare e alle sue influenze.
In passato infatti, nel 2017, il Duo ha pubblicato online il brano originale Earth's Voice per chitarra e vibrafono (che ha ottenuto diverso successo in rete, e non solo).
Earth's Voice ovvero la voce della terra, è un viaggio musicale che desidera raccontare con autenticità la cultura della musica popolare nelle sue varie forme, un brano composto ed eseguito da Nicolò Renna e Gaspare Renna.
Dalla musica orientale alla musica spagnola...un concentrato molto intenso di vari stili che si fonda decisamente sulle basi della musica colta contemporanea; nel brano citato possiamo infatti notare temi molto ritmici che si alternano ad armonie ricercate morbide ed intriganti, ed è proprio questo lo spirito dei due musicisti.
“Per il concerto del 2 giugno all’Auditorium – spiega Nicolò Renna - presenteremo un repertorio di brani originali per chitarra e percussioni. Un lavoro di ricerca musicale meticoloso e attento che ci ha permesso di trovare delle soluzioni sonore nuove e insolite. La chitarra ed il vibrafono sono due strumenti di natura sonora opposta ed è per questo motivo che abbiamo accettato la sfida di scrivere musica nuova per valorizzare al meglio il connubio tra i due strumenti. Durante il concerto si alterneranno momenti di grande lirismo legati al mondo accademico, come nel caso di “Image of the darkness”, a momenti di groove accattivanti che sfociano nella world music”.

Nicolò Renna è diplomato in chitarra classica presso il Conservatorio di Musica Vincenzo Bellini di Palermo. Ha conseguito la Laurea di II Livello in Didattica della Musica e inoltre un Master Universitario di II Livello in Tecnologie Informatiche applicate alla Musica con stage finale presso il CPM di Milano. Da diversi anni si dedica alla composizione di musica strumentale. E' insegnante di ruolo presso le scuole medie ad indirizzo musicale di Palermo.

Gaspare Renna è un Maestro di Strumenti a Percussione laureato col massimo dei voti e la lode al Conservatorio "V. Bellini" di Palermo. Ha svolto numerose masterclasses con alcuni dei migliori percussionisti contemporanei nel mondo, come Emmanuel Sejourne, Gert Mortensen, Simone Rubino, Andrea Dulbecco. Ha suonato in orchestra in diversi e prestigiosi teatri, collaborando con artisti di fama mondiale. Ha vinto diversi primi premi in vari concorsi, i più importanti dei quali sono il Premio Nazionale Claudio Abbado ed il Concorso Internazionale IBLA GRAND PRIZE; ha anche ottenuto il premio della critica del pubblico (IBLA CARNEGIE HALL AUDIENCE AWARD WINNERS).


Lavinia Alberti

venerdì 11 gennaio 2019

Vent’anni senza “Faber”, il re del cantautorato italiano



Era l’11 gennaio del 1999: sono passati esattamente vent’anni dalla morte di uno dei più celebri e stimati cantautori italiani, la cui carriera è durata oltre un trentennio.

Stiamo parlando di Fabrizio De Andrè, alias Faber (appellativo datogli dall'amico Paolo Villaggio con riferimento alla sua predilezione per i pastelli della Faber-Castell, oltre che per l'assonanza con il suo nome).

La sua è stata una carriera artistica molto intensa: 14 album e diversi singoli (di cui alcuni riediti in antologie, anche in epoche a lui successive) che hanno raccontato in maniera anticonvenzionale storie di potere, emarginazione, ribellione e cronaca. Un autore come pochi, le cui canzoni (non a caso inserite a partire dagli anni ‘70 nelle antologie scolastiche di letteratura) traboccano di rimandi letterari, poetici, religiosi, politici e filosofici, come nel caso dell’album Tutti morimmo a stento (1968), ispirato alla poetica dell’autore quattrocentesco François Villon e a tematiche esistenzialiste, in cui la morte diviene la protagonista assoluta; una morte non fisica ma morale ed etica, fatta di “microtraumi” esistenziali, di mancanze e di oblii. All’interno del disco non è difficile trovare poi versi “provocatori” e dissacranti, scritti per scuotere le coscienze della classe borghese, come: <ho licenziato Dio/gettato via un amore/per costruirmi il vuoto/nell’anima e nel cuore>; <banchieri, pizzicagnoli, notai/coi ventri obesi e le mani sudate/coi cuori a forma di salvadanai/noi che invochiam pietà fummo traviate/>.

Riferimenti religiosi sono invece presenti ne La buona novella (1970), album di fondamentale importanza per la carriera del cantautore genovese, quello in cui meglio ha saputo esplicare – in riferimento al Nuovo Testamento – il suo pensiero da non credente alla luce di alcuni vangeli apocrifi, mettendo in luce la crudeltà di certi uomini e l'aspetto umano della figura di Gesù, carattere sul quale la Chiesa non ha mai posto l’accento. <Gli uomini della sabbia hanno profili d’assassini/rinchiusi nei silenzi/d’una prigione senza confini>; <non posso pensarti figlio di Dio/ma figlio dell’uomo, fratello e anche amico>.

Altri rimandi colti nei suoi testi si ritrovano poi nell’album Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971), opera che vuole essere un libero adattamento di alcune poesie dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, il cui “mal di vivere” è in qualche modo addolcito dalle linee melodiche (<Tu prova ad avere un mondo nel cuore/ e non riesci ad esprimerlo con le parole>; <solo la morte m’ha portato in collina/un corpo fra i tanti a dar fosforo all’aria/per bivacchi di fuochi che dicono fatui/che non lasciano cenere, non sciolgon la brina>).

Album pieni di citazionismo politico sono invece Storia di un impiegato (1973) e Le Nuvole (1990), il cui modello di riferimento, in quest’ultimo disco, è chiaramente l’omonima opera di Aristofane; in entrambi i casi si tratta di lavori nei quali è emerso l’autentico De Andrè, che ancora una volta non ha risparmiato le sue argute e sottili critiche alle contraddizioni della società borghese (<Vanno/vengono/ogni tanto si fermano/e quando si fermano/sono nere come il corvo/sembra che ti guardano con malocchio>).

Le sue canzoni hanno attraversato e accompagnato intere generazioni, hanno lasciato il segno in maniera trasversale, proprio per la loro profonda attualità, per la completezza testuale e melodica. A conferma di ciò è il fatto che già a partire dagli anni ‘60, molti suoi singoli sono entrati a far parte dell’universo cinematografico, diventando colonna sonora di alcune pellicole. Tra questi ricordiamo: La cuccagna, di Luciano Salce (1962), O pai de Migueliño, di Miguel Castelo (1977), Topo Galileo, di Francesco Laudadio (1987), Non al denaro non all'amore né al cielo, di Ielma Adinolfi, Francesco Crispino, Flavio Rizzo e Gabriele Scardino (1996), L'odore del sangue, di Mario Martone (2004), In fabbrica, di Francesca Comencini (2007), Amore che vieni, amore che vai, di Daniele Costantini (2008), Palermo Shooting, di Wim Wenders (2008). Un recente omaggio gli è stato reso infine con il film Fabrizio De André - Principe libero, di Luca Facchini, uscito nelle sale lo scorso gennaio (2018).

Coraggio e umanità ma anche risentimento e ribellione verso gli ipocriti e i corrotti sono tra i valori che il cantautore genovese ci ha lasciato in eredità, da intellettuale e raffinato poeta quale egli era, instancabile decifratore di linguaggi segreti, di colori e immagini della realtà.

Se fosse ancora in vita probabilmente dedicherebbe intere canzoni agli emarginati, ai migranti, agli “offesi” dalle disuguaglianze. Alla luce dei recenti eventi, sarebbe il caso che tornasse di moda un nuovo De Andrè: un salvatore delle coscienze, di cui abbiamo estremo bisogno.





Lavinia Alberti



giovedì 20 dicembre 2018

Carmelo Russotto e il suo primo audio-video: una reinterpretazione delle sonorità bachiane



Un progetto audace e ambizioso quello che vedrà protagonista Carmelo Russotto, classe 1995, che il 27 e 28 dicembre presenterà a Cammarata, un paesino dell’entroterra siciliano (Italia) e precisamente sul monte Cammarata, il suo primo audio-video sulle sonorità bachiane.

“La scelta del luogo è stata più che altro una scelta simbolica – spiega il musicista – ho voluto lanciare infatti un messaggio alla mia terra; metaforicamente infatti è come se questo monte facesse da cassa armonica, da amplificatore del mio strumento (la marimba), e quindi del mio messaggio sulla dicotomia vita/morte.

“Si tratta di un progetto che nasce un paio di anni fa – prosegue Russotto – quando ho voluto fare una sfida con me stesso, sia dal punto di vista della difficoltà tecnica sia dal punto di vista dell’interpretazione. Ho sentito la necessità di mettermi in gioco, e ho pensato che un autore come Bach potesse darmi questa opportunità di crescita, essendo un autore molto difficile da interpretare. Ho scelto appositamente questa Fuga in Sol minore della prima Sonata per violino, innanzitutto perché è una delle fughe più difficili scritte da questo compositore (motivo per cui in rete ci sono pochissime interpretazioni) poi perché sin dall’inizio mi entusiasmava il fatto di suonare una Fuga originariamente scritta per violino solo con la marimbra, strumento a percussione di origine africana; tutto questo ha reso la sua interpretazione più complicata, ma adesso posso dire – grazie a questa sfida – di aver vinto con me stesso, e ne sono molto felice”.

Un sogno nel cassetto che prende finalmente forma, quello di Russotto; già due anni fa infatti si era cimentato nell’interpretazione dello stesso brano, ma con grande difficoltà. Oggi invece, grazie alla sua determinazione, allo studio costante e soprattutto al sostegno dei suoi docenti, è riuscito in questa grande impresa. Merito di tale crescita esecutiva e personale del giovane musicista va certamente ai suoi docenti del passato e a quelli che quest’anno lo hanno seguito nel suo percorso di formazione in Slovenja; si tratta di due Maestri di rilievo internazionale: Simon Klavzar e Petra Vidmar, docenti del master all’interno dell’Akademjia Za Glasbo di Ljubljana (Slovenja) (di cui Russotto è attualmente allievo).
“Suonando questa Fuga, nei cui temi si ritrova un continuo inseguirsi e intrecciarsi di motivi in forma variata (in Re all’inizio e in Sol dopo) – prosegue Russotto – mi sono immaginato questi due temi come due elementi antitetici tra loro: la vita e la morte, che si rincorrono e si mescolano in base alle dure prove che la nostra esistenza ci mette di fronte”.

Nel finale dell’audio-video (la cui durata è di circa 14 minuti, e la cui realizzazione è stata curata dal fotografo e video maker Gianpiero La Palerma) Russotto sceglie (un po’ come nell’originale Fuga bachiana per violino solo) volutamente un’interpretazione libera: vuole infatti che sia lo spettatore a interpretare quali temi della Fuga prevalgono, se quelli della “vita” o della “morte”, che ognuno, in base al proprio sentire, all’andamento della propria esistenza, percepisca maggiormente un tema (principale) o un altro (secondario). 
Il genere della Fuga sembra insomma essere un po’ la metafora della nostra vita: un continuo susseguirsi di alti e bassi, un rincorrersi e intrecciarsi di temi e stati d’animo, ma anche un amalgama di bellezze e suggestioni che nascono proprio da questo “caos” melodico. Sta a noi dare la giusta interpretazione…trovare in questo intrecciarsi caotico, in questo trambusto, il tema che dia armonia alla nostra esistenza.
Chissà se sulla scia di queste considerazioni potrà nascere una nuova lettura musicale bachiana firmata Russotto. Il suo sogno è infatti (delle 6 Sonate e 6 Partite scritte dall’autore settecentesco) quello di suonare e registrare almeno un movimento lento o veloce di ogni Sonata e Partita di Bach per violino solo. Nel frattempo ci accontentiamo di ascoltare le sue interpretazioni sulle sue pagine e canali social.







Lavinia Alberti


venerdì 9 novembre 2018

I novant’anni del Maestro Ennio Morricone



Tanti i concerti per celebrare uno dei più prestigiosi compositori di musica da film





Dal 1946 ad oggi ha collezionato più di cinquecento colonne sonore di film – prime tra tutte le opere di Sergio Leone, Giuseppe Tornatore, John Carpenter, Brian de Palma – e serie televisive; ha composto un centinaio di altre composizioni ed ha alle spalle una carriera coronata da importanti premi e riconoscimenti: tre Golden Globe ricevuti rispettivamente nel 1987, nel 2000 e nel 2016 per il commento sonoro dei film “Mission”, “La leggenda del pianista sull'oceano eThe Hateful Eight; svariati Nastri d’Argento, l’ultimo del quale è stato da lui ricevuto nel 2013 per la miglior colonna sonora del film “La migliore offerta; diversi David di Donatello, ottenuti per le musiche dei film “Nuovo Cinema Paradiso” (1989),  Stanno tutti bene” (1991), “La sconosciuta” (2007), “Baaria” (2010), solo per citarne alcuni: questi ultimi tutti film del regista bagherese Giuseppe Tornatore; in ultimo ha ricevuto un Oscar nel 2016 per la miglior colonna sonora del film “The Hateful Eight", del noto regista americano Quentin Tarantino.
Stiamo parlando di Ennio Morricone: compositore, musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore, che il 10 novembre compirà i suoi 90 anni, segnando una tappa importante della sua vita.
Diverse sono state le celebrazioni in suo onore, già a partire dai mesi di settembre e ottobre: all’Auditorium Parco della Musica di Roma lo scorso 27 settembre, evento in occasione del quale erano presenti Nicola Piovani, Dario Marianelli e il compositore Salvatore Sciarrino che hanno diretto brani scritti per lui; tanti omaggi gli sono stati resi anche in molte altre città italiane.
Un compositore poliedrico, che ha venduto più di 70 milioni di dischi, la cui carriera include un'ampia gamma di generi compositivi, motivo per il quale lo si può senza ombra di dubbio definire uno dei più versatili e influenti autori di colonne sonore di tutti i tempi.
Ha prodotto musiche per il genere del western all'italiana (tra queste ricordiamo la Trilogia del dollaro, Una pistola per Ringo, La resa dei conti, Il grande silenzio, Il mercenario, Il mio nome è Nessuno e la Trilogia del tempo). Tra gli anni ‘70 e ‘90 – spartiacque importante per la sua carriera – ha poi composto brani per le pellicole del cinema hollywoodiano, tra cui “I giorni del cielo”, “The Mission”, Bugsy, e molti altri.
Una personalità di grande spicco dunque, un grande uomo prima ancora che un grande artista, in grado di distinguersi prima di tutto per la sua dote di umanità e sensibilità oltre che di modestia. “Sono molto imbarazzato e commosso per questi festeggiamenti” – ha detto il Maestro in una recente intervista a lui dedicata. “Sono un compositore come tanti altri – prosegue ancora il compositore romano con la stessa dose di modestia che lo ha sempre caratterizzato – qualcosa mi è andata bene e qualcosa meno bene. Al pubblico dico solo grazie. I compositori hanno bisogno del pubblico".
Un modello da prendere come esempio quindi, non solo per gli artisti ma anche per l’umanità tutta. Le sue musiche, in grado di far volare alto chi ascolta, ma anche le sue parole e tutto ciò che di bello ha creato fino ad ora, rappresentano per tutti noi una vera e propria lezione di vita; ci insegnano infatti come la vera grandezza stia nell’umiltà verso chi ci circonda; Morricone si può per queste ragioni definire un uomo che ha fatto della ricerca musicale e in generale dello studio – nel senso latino del termine – “studium” (passione per ciò che si ama) la sua ragion d’essere.







Lavinia Alberti

martedì 9 ottobre 2018

Donne in musica: Pellitteri e Capodicasa a Termini Imerese per un concerto cameristico


Una serata che metterà al centro le donne musiciste del passato, la cui peculiarità sarà quella di valorizzare quanto siano state importanti le compositrici nella storia della musica cameristica dell’800, e non solo. Questo l’intento del concerto per due pianoforti che si terrà il prossimo giovedì 11 ottobre presso la Chiesa dell'Itria di Termini Imerese (ore 18.30) le cui protagoniste saranno Mariarita Pellitteri e Rita Capodicasa, che suoneranno per conto degli Amici della Musica G. Mulé con la direzione artistica di Rosario Quattrocchi. 
Le pianiste agrigentine da anni svolgono un lavoro di approfondimento sul repertorio cameristico delle compositrici donne; tra queste si possono annoverare le più note Clara Schumann e Fanny Mendelssohn, ma anche Teresa Carreno e Germane Tailleferre. Ciò a partire da una ricerca teorico-musicologica, oltre che esecutivo- musicale che ha come fine la diffusione di un repertorio poco studiato anche nei legami tra letteratura e musica. Il concerto si aprirà infatti con un omaggio a Fanny Mendelssohn, sorella del più famoso Felix, della quale poco viene suonato nelle sale da concerto ma dotata (come pochi sanno) di raffinata sensibilità compositiva, come emerge dai Tre pezzi che eseguiranno in apertura le pianiste. Seguiranno il celeberrimo Lebensturme di Schubert, il Duettino concertante di Busoni su un tema di Mozart, poi i famosi Valzer di Brahms nella versione per due pianoforti; per chiudere in bellezza infine, le pianiste eseguiranno la celebre Rapsodia Ungherese n.2 di Liszt. 
Entrambe le pianiste si sono sempre dedicate all'attività concertistica esibendosi sia da soliste che in diverse formazioni di musica da camera, oltre che in duo, riscuotendo grandi consensi di pubblico e di critica. Mariarita Pellitteri è docente di pianoforte presso il Conservatorio Scontrino di Trapani e Rita Capodicasa è titolare di cattedra di Italiano e Latino presso il Liceo scientifico e delle Scienza umane "R. Politi "di Agrigento.

“L’idea di mettere in piedi un progetto sulle donne in musica (e non solo) – spiega la Capodicasa – è nata da una collega di Partinico Enza Maria D’Angelo che mi ha invitato a suonare ad un concerto dedicato alle compositrici; da qui ho cominciato a scoprire un mondo finora poco esplorato. Ho iniziato a fare ricerche musicologiche prima sulla vita di compositrici che nella storia hanno mostrato doti non indifferenti ma che poi sono state all’ombra di fratelli, padri o mariti…per cui le loro opere sono rimaste poco eseguite”.

Un progetto che per la pianista non è tuttavia limitato solo alla musica, ma che si estende anche alla letteratura e all’arte in generale.

“Anche a scuola – prosegue la pianista – insegnando Lettere curo progetti o attività di approfondimento sulla figura della Donna nella letteratura e nell’arte in generale. In passato per esempio ho proposto conferenze e dibattiti sulla figura della donna nella musica fino a Pirandello.”.



Lavinia Alberti


venerdì 7 settembre 2018

Le Madonie omaggiano il cantautore genovese Fabrizio de André





A Petralia Sottana, paese madonita in provincia di Palermo, in occasione della festa di Maria SS. Bambina, il 7 e l’8 settembre, verrà reso omaggio al cantautore genovese Fabrizio De André che, con i suoi testi e la sua musica, si sa, ci ha lasciato un pezzo di storia, oltre che di “prosa poetica”.

I suoi brani infatti, a tratti provocatori e a tratti accattivanti, si possono senza alcun dubbio definire poetici, proprio per la loro corposità testuale e musicale; non è difficile infatti trovare nelle sue antologie rimandi allegorici, letterari, poetici, per non parlare dell’uso delle rime, delle assonanze e delle diverse figure retoriche quali la metafora, la similitudine e l’iperbole.

Si tratta di un’iniziativa organizzata e promossa dal Comune il quale si propone attraverso due concerti di promuovere la buona musica cantautoriale, quale era quella degli anni '60-'70.

Nel corso della prima sera, venerdì 7 settembre (Piazza Duomo, ore 22.00), la protagonista assoluta sarà “La Piccola Orchestra Animae Faber”; il giorno seguente invece, sabato 8, saliranno sul palco gli “Abusivi band”, i quali hanno da poco terminato le riprese di IBand, il nuovo format televisivo che sbarcherà a dicembre sugli schermi Mediaset del canale La 5.

Quest’anno, in Sicilia, non è la prima volta che viene reso omaggio a De André; un tributo al cantautore genovese era stato reso infatti lo scorso 15 agosto, sempre nel territorio madonita, a San Mauro, ad opera della medesima orchestra, “Animae Faber”. Si tratta di un’orchestra di recentissima formazione nata nel 2017 da un gruppo di musicisti madoniti che intendono approfondire e tributare l’opera poetica e musicale di Fabrizio De André, colosso della musica cantautoriale italiana in grado – con il suo pensiero divergente – di toccare al contempo l’anima e il corpo di chi ascolta.

L’ “Animae Faber”, composta da dieci elementi tra voci e strumentisti (Maurizio La Placa, Paola Scelfo, Ottavio Brucato, Maurizio Nasello, Francesco Barberi, Alessandro Valenza, Francesco Giaconia, Santo Miserendino, Claudio Inguaggiato e Manuel Vena) si è esibita per la prima volta a Palermo, a giugno di quest’anno, in occasione della Maratona De André organizzata dalla Fondazione Teatro Massimo di Palermo.









Lavinia Alberti