giovedì 19 maggio 2016

Quel narcisismo digitale della nostra contemporaneità






L’ultima rappresentazione della Stagione Teatrale del Teatro Biondo di Palermo, Ognuno potrebbe, in scena dal 18 al 22 maggio nella Sala Strehler, merita senz’altro di essere visto, se non altro per la straordinaria attualità del tema.

Lo spettacolo di e con Michele Serra, è infatti un reading letterario tratto dall’omonimo libro del giornalista e autore televisivo, e racconta la storia di Giulio, un 36enne “fuori posto” e fuori tempo, un sociologo ricercatore con una fidanzata perennemente connessa. Egli non comprende molti comportamenti dei contemporanei, come per esempio l’esultanza dei calciatori dopo un goal o le priorità che la gente dà alle cose. Detesta il narcisismo digitale o meglio, come lo chiama lo stesso autore “l’egofonia”, che sembra averci allontanato sempre di più dalla vita reale; non si ritrova più nel tempo in cui vive, non ne riconosce i riti, le abitudini, gli schemi. Il protagonista aspetta che accada qualcosa, che ci sia un cambiamento, che si inverta la rotta delle priorità, che possa assomigliare a quelle di un tempo, quel tempo che rimpiange.

Soffre per lo spaesamento collettivo che rende irriconoscibili i luoghi (“non luoghi”) e distanti le persone. Vive con forte disagio la confusione tra il reale e il virtuale e proprio su questo è centrato Ognuno potrebbe: sul cortocircuito tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra ciò che è lontano e ciò che è vicino. E’ una storia di insofferenza e ribellione, di malessere e comicità, un ritratto tremendamente reale dei nostri tempi. Racconta l’Italia dei pendolari sballottolati qua e là alla ricerca di un posto di lavoro “a pochi chilometri da casa, lungo le strade che percorro da una vita”, proprio come accade a Giulio (alter ego di Serra).

E’ dunque uno spettacolo coinvolgente e ironico al contempo, che porta molti spettatori alla riflessione, che apre gli occhi su quello che siamo diventati (una società profondamente “egofona”, da cui l’etimologia della parola Iphone) e che diventeremo nell’era della digitalizzazione e della “confusione” dei rapporti umani. E’ lo stesso Serra d’altronde ad aprire lo spettacolo con ironia, entrando in scena con lo smartphone e dicendo al pubblico che sta semplicemente “dando un’occhiata alle mail e vedendo le varie attività in corso sui social”.


Alla lettura dei testi letti dallo stesso giornalista è affiancata l’esecuzione di alcune canzoni in stretta relazione col racconto, tratte principalmente dal repertorio dei cantautori italiani. Ad eseguirle, il duo acustico Tremo composto da Giuseppe Lopizzo (canto e chitarra) e Simone Bortolami (chitarra).

Ognuno potrebbe è insomma molte cose insieme: un racconto, una riflessione filosofica, una lente per guardare la realtà con lucidità e consapevolezza, ma soprattutto una rappresentazione che vuole sensibilizzare le nuove generazioni (di giovani e meno giovani) affinché esse non diventino degli “automi digitali”.
Perché come si può interpretare dallo stesso titolo ognuno può se vuole consapevolmente fare la differenza - in questo caos multimediale - ponendo in primo piano le presenze fisiche, le parole dirette, anziché quelle virtuali.



                                                                                                                             
                                                                                                           Lavinia Alberti

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