sabato 20 febbraio 2016

Spirito allegro


Il sesto appuntamento della Stagione teatrale del Teatro Biondo di Palermo (sala grande) in scena dal 12 al 21 febbraio è intitolato Spirito allegro, per la regia di Fabio Grossi.
 Si tratta di una commedia molto particolare, brillante e leggera i cui temi non sono di certo nuovi ma qui delineati con grande originalità. Essa è tratta dal romanzo del commediografo londinese Noel Coward, classe 1899, autore la cui cifra peculiare è lo stile garbatamente umoristico e frivolo. Egli oltre che regista di commedie fu anche attore, sceneggiatore e compositore; le sue commedie divennero il soggetto di alcuni film di noti registi americani come Hitchcock e Lubitsch, e furono messe in scena anche da Harold Pinter negli anni ’40 del Novecento.
 
 
 

La commedia racconta la storia di uno scrittore (il cui ruolo è magistralmente interpretato da Leo Gullotta) in cerca di spunti per il suo nuovo romanzo il quale servendosi dello spirito della ex moglie fatto apparire grazie a una medium in una seduta spiritica, cercherà a tutti i costi di portare a termine il proprio lavoro. Charles, questo il nome del protagonista, vive con la moglie Ruth la quale nega di vedere il fantasma, il cui nome Elvira, interpretato dall’attrice Valentina Gristina, sembra quasi riecheggiare qualcosa di etereo.
Se le prime battute della commedia possono apparire poco trascinanti e “divertenti”, a partire dalla seconda mezz’ora l’opera comincia a prendere pian piano il ritmo e a coinvolgere sempre di più lo spettatore grazie a dialoghi e scene sempre più intensi. Si procede dunque verso una sorta di climax ascendente; il merito di ciò va anche all’eccezionale scenografia (curata da Ezio Antonelli) capace di far “entrare” il fruitore nella dimensione delle scene e al commento sonoro le cui musiche di Germano Mazzocchetti, coincidono con la materializzazione e la smaterializzazione del fantasma (in maniera ciclica). Sono presenti inoltre anche musiche jazz poste a chiusura del sipario, che sembrano rievocare alcuni film degli anni ’50-'60 nonché certe atmosfere alleniane.

 

Nel complesso si tratta di una commedia molto scorrevole, i cui ritmi scattanti ed energici sembrano essere impersonati perfettamente dalla figura di Leo Gullotta, la cui recitazione a tratti balbettante, di un uomo che non sa come disfarsi del fantasma della ex moglie, sembra quasi ricordare quella di Woody Allen.

In effetti ci sono molti tratti che accomunano questi due personaggi: così come il protagonista della commedia di Grossi, anche nei film alleniani l’uomo sembra “subire” il fascino di una presenza femminile e non liberarsene più, con la sola differenza che in questo caso si tratta di un fantasma. Inoltre la tematica può ricordare per certi aspetti anche film come Fantasmi a Roma di Antonio Pietrangeli, la cui atmosfera creata sembra simile a quella ricreata in teatro.
Uno spettacolo davvero suggestivo dunque, una prova d’attore la cui bravura degli interpreti (Leo Gullotta, Betti Pedrazzi, Rita Abela, Federica Bern, Chiara Cavalieri, Valentina Gristina, Sergio Mascherpa) si coglie soprattutto dalle scene centrali della commedia, in cui tramite fitti dialoghi e battute rapide gli attori si sono dovuti districare tra un dialogo “fittizio” legato al mondo dell’aldilà e uno legato alla loro quotidianità: una difficile mediazione la cui funzione riesce bene a esorcizzare la paura della morte.
 
 
Lavinia Alberti
 

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