L’ultima rappresentazione della Stagione Teatrale
del Teatro Biondo di Palermo, Ognuno potrebbe, in scena dal 18 al 22
maggio nella Sala Strehler, merita senz’altro di essere visto, se non altro
per la straordinaria attualità del tema.
Lo spettacolo
di e con Michele Serra, è
infatti un reading letterario tratto dall’omonimo libro del giornalista e autore televisivo, e racconta la storia di
Giulio, un 36enne “fuori posto” e fuori tempo, un sociologo ricercatore con una
fidanzata perennemente connessa. Egli non comprende molti comportamenti dei
contemporanei, come per esempio l’esultanza dei calciatori dopo un goal o le
priorità che la gente dà alle cose. Detesta il narcisismo digitale o meglio, come lo chiama lo stesso autore “l’egofonia”, che sembra averci
allontanato sempre di più dalla vita reale; non si ritrova più nel tempo in cui
vive, non ne riconosce i riti, le abitudini, gli schemi. Il protagonista
aspetta che accada qualcosa, che ci sia un cambiamento, che si inverta la rotta
delle priorità, che possa assomigliare a quelle di un tempo, quel tempo che
rimpiange.
Soffre per lo
spaesamento collettivo che rende irriconoscibili i luoghi (“non luoghi”) e
distanti le persone. Vive con forte disagio la confusione tra il reale e il
virtuale e proprio su questo è centrato Ognuno potrebbe: sul cortocircuito tra ciò che è vero e ciò che
non lo è, tra ciò che è lontano e ciò che è vicino. E’ una storia di
insofferenza e ribellione, di malessere e comicità, un ritratto tremendamente
reale dei nostri tempi. Racconta l’Italia dei pendolari
sballottolati qua e là alla ricerca di un posto di lavoro “a pochi chilometri
da casa, lungo le strade che percorro da una vita”, proprio come accade a
Giulio (alter ego di Serra).
E’ dunque uno
spettacolo coinvolgente e ironico al contempo, che porta molti spettatori alla
riflessione, che apre gli occhi su quello che siamo diventati (una società
profondamente “egofona”, da cui l’etimologia della parola Iphone) e che
diventeremo nell’era della digitalizzazione e della “confusione” dei rapporti
umani. E’ lo stesso Serra d’altronde ad aprire lo spettacolo con ironia,
entrando in scena con lo smartphone e dicendo al pubblico che sta semplicemente
“dando un’occhiata alle mail e vedendo le varie attività in corso sui social”.
Alla lettura
dei testi letti dallo stesso giornalista è affiancata l’esecuzione di alcune
canzoni in stretta relazione col racconto, tratte principalmente dal
repertorio dei cantautori italiani. Ad eseguirle, il duo acustico Tremo
composto da Giuseppe Lopizzo (canto e chitarra) e Simone
Bortolami (chitarra).
Ognuno potrebbe è insomma
molte cose insieme: un racconto, una riflessione filosofica, una lente per
guardare la realtà con lucidità e consapevolezza, ma soprattutto una
rappresentazione che vuole sensibilizzare le nuove generazioni (di giovani e
meno giovani) affinché esse non diventino degli “automi digitali”.
Perché come
si può interpretare dallo stesso titolo ognuno può se vuole consapevolmente
fare la differenza - in questo caos multimediale - ponendo in primo piano le
presenze fisiche, le parole dirette, anziché quelle virtuali.
Lavinia Alberti
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