È da
poco uscito nelle sale cinematografiche, e ha già riscontrato un gran
successo.
Il
nuovo docu-film di Franco Maresco, vuole essere una lucida analisi dolce-amara
del ventennio berlusconiano, periodo nel quale sorge la trattativa stato-mafia
e si assiste alla nascita, all'interno delle classi più disagiate, della musica
neomelodica, strettamente legata al potere delle mafie.
Ad essere delineata è la figura di
Ciccio Mira, un barbiere legato alla vecchia idea di mafia che, appassionato di
tale musica, organizza eventi e concerti nella Palermo più disastrata: il
quartiere di Brancaccio. L'organizzatore di questi concerti è una figura talmente
negativa e losca, tanto da essere ripresa nel corso del film in bianco e nero.
Il film descrive l'impossibilità da parte del regista di realizzare il suo film
a causa del litigio tra due cantanti neomelodici (in cui l'uno accusa l'altro
di avergli rubato il brano dedicato a Berlusconi), della mancata registrazione
dell'audio durante l'intervista al senatore dell'Utri e infine dell'arresto di
Ciccio Mira. Maresco è depresso, ed è convinto dell'impossibilità di portare a
termine il suo lavoro di ricostruzione storica sul periodo berlusconiano.
Scompare così senza alcuna traccia. Chi si occupa della ricostruzione
documentaristica sarà Tatti Sanguineti, critico cinematografico che da Milano
scende a Palermo per indagare sul periodo storico. Il film vuole essere dunque
un'analisi nuda e cruda della mentalità siciliana, della sua arretratezza,
fatta ancora di clientelismi e corruzione.
Infine una presa d'atto dell'impossibilità di fare oggi film politici,
proprio a causa di un sistema che non lo permette.
È un film che fa riflettere, che lacera per la triste attualità e che
tocca i cuori dei siciliani, almeno di una parte.
Lavinia Alberti
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