L’anno è da
poco cominciato e si prefigura già ricco di interessanti progetti musicali. A
questi ultimi è legato il nome di Francesco Lipari. Classe 1982 Lipari è
un compositore e percussionista
siciliano diplomatosi in Strumenti a Percussioni al Conservatorio di
Messina nel 2005. Studia composizione con Alessandro Solbiati (dal 2009 al
2015), al quale riconosce un grande merito; è lui infatti ad aprire un mondo
nuovo al compositore, una nuova stagione compositiva per sua musica. Poco
dopo studia anche armonia e contrappunto con Dario Pino, avvicinandosi in seguito alla musica elettronica, prima da
autodidatta poi sotto la guida di Javier Torres Maldonado. Con il duo
Daphne (Flauto e percussioni) ha dato inoltre vita ad un variegato
repertorio, spaziando così dal recupero
di tesori musicali della tradizione antica fino alla musica elettronica.
Artista versatile e
poliedrico, egli spazia dunque dai
linguaggi della nuova musica contemporanea alle contaminazioni stilistiche, con
particolare attenzione al jazz, all’improvvisazione non idiomatica, alla musica d’ambiente. Si tratta di un
linguaggio che non può fare a meno di contrapporre gesti a tinte forti, che non
rinuncia però mai alla dimensione melodica. Il percussionista siciliano,
soprattutto nell’ultimo periodo della sua produzione ha trovato nella
tradizione musicale della sua terra una vera e propria miniera di materiali da cui
attingere per le sue produzioni, esplorando anche il contesto colto. E’ proprio
nel suo ultimo lavoro intitolato Agni Parthene (Edizioni Musicali Diaphonia) che si esplica tutto ciò.
L’album contenente due tracce (Agni Parthene e Sognando Agni Parthene) è realizzato con l’ensemble Fracargio, di cui il percussionista è uno dei fondatori. Peculiarità dei due brani in questione, di cui il secondo è quello più sperimentale, è un sapiente incontro tra l'elettronica di ricerca e la musica popolare, che dà vita a un sublime canto ortodosso, sin dall’inizio molto evocativo e suggestivo. Agni Parthene, in uscita il 15 gennaio, inizia da un tema a partire dal quale si esplicano poi una serie di variazioni; queste ultime conducono poi a sviluppi differenti tra loro attraverso il contrabbasso di Giovanni Arena, l’elettronica di Dario Pino e il flauto basso di Francesco Lipari.
Degno di menzione è anche il secondo singolo del disco: Sognando Agni Parthene, un brano sperimentale in cui è riscontrabile, anche se per altri aspetti, la stessa dose di evocatività. Sono dunque due tracce che hanno origine dallo stesso materiale, ma con sviluppi completamente differenti. Il canto viene frammentato, eclissato, si dirama per poi polverizzarsi nuovamente.
Con
questo album siamo di fronte a un lavoro davvero sui generis, in cui l'ascoltatore viene condotto per quasi mezz'ora
in una dimensione contemplativa, quasi onirica, tratto quest’ultimo che meglio
identifica il percussionista. Si tratta di un genere che non si trova
comunemente nella produzione discografica contemporanea, non facilmente
collocabile, e che per questo vale la pena di ascoltare.
E’ proprio l’apparire e lo scomparire dei suoni e il loro dileguarsi a rendere così suggestivo e magico questo album. E’ un sound che nel complesso è in grado di aprire illimitati immaginari all’ascoltatore.
L’album contenente due tracce (Agni Parthene e Sognando Agni Parthene) è realizzato con l’ensemble Fracargio, di cui il percussionista è uno dei fondatori. Peculiarità dei due brani in questione, di cui il secondo è quello più sperimentale, è un sapiente incontro tra l'elettronica di ricerca e la musica popolare, che dà vita a un sublime canto ortodosso, sin dall’inizio molto evocativo e suggestivo. Agni Parthene, in uscita il 15 gennaio, inizia da un tema a partire dal quale si esplicano poi una serie di variazioni; queste ultime conducono poi a sviluppi differenti tra loro attraverso il contrabbasso di Giovanni Arena, l’elettronica di Dario Pino e il flauto basso di Francesco Lipari.
Degno di menzione è anche il secondo singolo del disco: Sognando Agni Parthene, un brano sperimentale in cui è riscontrabile, anche se per altri aspetti, la stessa dose di evocatività. Sono dunque due tracce che hanno origine dallo stesso materiale, ma con sviluppi completamente differenti. Il canto viene frammentato, eclissato, si dirama per poi polverizzarsi nuovamente.
E’ proprio l’apparire e lo scomparire dei suoni e il loro dileguarsi a rendere così suggestivo e magico questo album. E’ un sound che nel complesso è in grado di aprire illimitati immaginari all’ascoltatore.
Lavinia Alberti
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