Si chiama così, “I Figli dell’Officina”, la giovane band siciliana diventata
portavoce del cantautorato socialmente impegnato sui temi della lotta alla
mafia.
Il
gruppo nasce a Troina, in provincia di Enna, nell’Aprile del 2010 dall’unione di diverse culture ed
esperienze musicali: classica, folk,
cantautorato italiano ed americano, rock e dalla voglia di fare musica in
modo originale: attraverso i testi d’impegno sociale. Da allora tanta strada è
stata fatta.
Dopo
l’esordio, e in seguito a varie serate nei locali e nelle piazze delle
principali cittadine della provincia siciliana, negli anni successivi la band
si esibisce a Cinisi (in provincia di Palermo) in occasione dell’Anniversario
di Peppino Impastato e a Belpasso (in provincia di Catania) sul palco con Don
Ciotti, presidente dell’Associazione Antimafia “LIBERA”, per la “Carovana Internazionale
contro le mafie”; tra il 2012 e il 2013 il gruppo folk si fa poi conoscere
anche nei principali teatri di Ragusa, Catania, Messina, Siracusa, Palermo e
Trapani; l’anno successivo (2014) diviene invece vincitrice del “Virus Music
Fest” di Centuripe (EN).
La
svolta avviene nel 2015, in cui “I Figli dell’Officina” danno vita al loro
primo album, “Io non ho”, la cui cifra stilistica è un forte spessore sociale
definito “cantautorale antimafia” che ricorda in molti brani eroi morti sotto i
colpi della mafia. Il progetto "Io Non Ho"
(il cui titolo vuole essere una chiara denuncia contro il cancro sociale della
malavita, e dunque un invito a non avere paura della mafia) si propone di
sensibilizzare i giovani alla legalità, spronandoli ad abbattere i muri
d'omertà che purtroppo bloccano la crescita e lo sviluppo della nostra regione,
e non solo.
Un
progetto dunque che vuole parlare alla gente, in maniera inusuale e
intelligente, dei tragici (e “scomodi”) fatti che hanno, da cinquant'anni a
questa parte, reso la Sicilia terra di stragi, omicidi ed attentati; tutto
questo lo fa attraverso la semplicità del linguaggio musicale.
La realizzazione e prima uscita dell'album “Io Non Ho” si basa su una valida alternativa alla rassegnazione che ogni giorno ci circonda, raccontando storie di “Martiri”, come Don Pino Puglisi, Peppino Impastato e Rita Atria, tragici Eroi della follia umana.
Anno altrettanto importante per la band siciliana è il successivo (2016) in cui esce il nuovo singolo “I racconti di Manaar”, fortemente intriso di intrecci melodici popolari (di fisarmonica e violino) uniti al virtuosismo malinconico del “friscalettu” (uno zufolo di canna tipico della musica popolare della Sicilia). Dentro quest’album si parla di sale e acqua, di onde e mare, di viaggi e paure, di vita e morte, di danza, musica, misericordia e speranza, temi che riguardano da vicino la Sicilia, ma non solo.
La realizzazione e prima uscita dell'album “Io Non Ho” si basa su una valida alternativa alla rassegnazione che ogni giorno ci circonda, raccontando storie di “Martiri”, come Don Pino Puglisi, Peppino Impastato e Rita Atria, tragici Eroi della follia umana.
Anno altrettanto importante per la band siciliana è il successivo (2016) in cui esce il nuovo singolo “I racconti di Manaar”, fortemente intriso di intrecci melodici popolari (di fisarmonica e violino) uniti al virtuosismo malinconico del “friscalettu” (uno zufolo di canna tipico della musica popolare della Sicilia). Dentro quest’album si parla di sale e acqua, di onde e mare, di viaggi e paure, di vita e morte, di danza, musica, misericordia e speranza, temi che riguardano da vicino la Sicilia, ma non solo.
Lo
stesso modus operandi caratterizza anche
l’ultimo lavoro della band, in fase di preparazione e in uscita nei prossimi
mesi. Il nuovo album si chiamerà “Parlamente”: un singolo concepito
alla ricerca di una matura concezione artistica, comprendente nove tracce di
folk-cantautorale.
Tre album dunque che attraverso le diverse espressioni
artistico-culturali si propongono di arginare quanto più possibile il fenomeno
della malavita che ormai, ahinoi, caratterizza – non senza pregiudizi –
l’immaginario della terra di Trinacria.
Lavinia Alberti
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