Il grande chitarrista di fama
mondiale Francesco Buzzurro, in tour per presentare il suo nuovo progetto
discografico Il Quinto Elemento, sarà
ospite lunedì 16 e martedì 17 febbraio al Teatro Politeama di Palermo per la
Stagione concertistica 2015 degli Amici della Musica.
L’intera composizione è formata
da quattro suite – Acqua, Aria, Terra e Fuoco – in cui la musica diviene una
sorta di Quinto Elemento capace di riunire la bellezza e la potenza devastante
della forza della natura. Per il chitarrista-compositore è una sfida senza
precedenti, in cui si intrecciano influssi latini e gitani, momenti più
introspettivi e pagine di straordinario, folgorante virtuosismo.

Volendo definire tale artista,
egli, o meglio, le sue musiche sono come un’onda: coinvolgono lo spettatore a
360 gradi, facendogli vivere così determinate atmosfere magiche, come solo lui
sa fare.
Per il chitarrista, suonare certi brani
sulle proprie origini siciliane, rappresenta quasi una necessità; è lui stesso
infatti a dirlo:
«Arriva
un momento in cui un artista sente fortissima la necessità di puntare con
decisione sulla propria musica originale. È senza dubbio una precisa assunzione
di responsabilità che sento verso me stesso e verso chi, con costanza e grande
affetto, mi segue ormai da anni. Con questi concerti mi auguro di raggiungere lo scopo per me più
importante: emozionarmi per emozionare gli altri».
Il talento della chitarra gode di grande
apprezzamento da parte di compositori come Ennio Morricone, che recentemente
l’ha definito tra i più grandi al mondo perché capace di far fruire a tutti la
musica colta; Buzzurro, unisce
infatti alla passione per la musica classica una profonda ricerca nell’ambito
del jazz, tant’è vero che in passato è entrato anche nell’Orchestra Jazz
Siciliana e attualmente condivide il palco con mostri sacri del jazz
internazionale, collaborando anche con l’Orchestra Sinfonica Siciliana e con
alcuni tra i più noti esponenti del pop italiano. In passato egli è stato anche
autore di colonne sonore per televisione; un esempio è la docu-fiction dei
fratelli Muccino Io Ricordo e
delle musiche per lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo Girgenti Amore Mio.
Chitarrista di confine e fuori dagli schemi, rappresenta senz’altro un esempio
di artista la cui dote è capace di andare oltre la pura e semplice musicalità.
Il mese di febbraio il chitarrista sarà in
concerto il 21 presso il Parco Museo Jalari di Barcellona P.G. (Messina) e il 27 presso il teatro
Garibaldi di Modica (Ragusa).
Un talento così, al pari di Irio De Paula
e Francesco Cafiso, non poteva d’altronde essere definito diversamente dal suo
produttore musicale Alfredo Lo Faro, che su di lui ha più volte detto:
“Francesco
è stata una scommessa vincente per me. E’ un talento musicale impareggiabile.
Ciò che fa lui con la chitarra non lo fa nessuno. Ha fatto benissimo il padre a
consigliargli di non abbandonare le proprie radici musicali; il connubio che
Francesco riesce a creare tra l’etnico e il jazz è incredibile, originale e
geniale. Come produttore e imprenditore ho molte intuizioni, come è stato con
Francesco, e come lo è per il progetto che ho realizzato con delle società
farmaceutiche. A loro, ho proposto la vendita della musica, della cultura,
oltre che dei farmaci. Se tutti comprassero musica e cultura, le malattie
diminuirebbero e la depressione tenderebbe a scomparire”.
I
suoi brani sono ispirati non a caso alla sua Agrigento, la terra del filosofo
Empedocle che già si era cimentato con lo studio dei quattro elementi, tentando
con le sue argomentazioni di giustificare, attraverso la loro continua
aggregazione/disgregazione, la nostra vita stessa e la composizione
dell’universo. Francesco Buzzurro ha spiegato più
volte nel corso di varie interviste il motivo per cui ha scelto tale tematica:

Il
suo disco dunque, nato nel profondo del suo cuore, vuol essere non solo la
traduzione in emozioni musicali delle impressioni derivanti dalla sua
osservazione del mondo e da una personale auto-introspezione, ma vuol essere
anche un invito a guardarci intorno con attenzione ritrovando un profondo
legame con la natura, con la nostra parte più ancestrale.
Lavinia Alberti
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